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Il sonno nel mito
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Il sonno nel mito di Ipnos…

Il sonno all’interno dell’esistenza umana ha per natura un ruolo fondamentale, talmente importante da esser stato rappresentato anche fra le divinità greche. Nella mitologia Hypnos era il dio del sonno, figlio di Erebro – dio dell’oscurità – e di Nyx – dea della notte – e fratello gemello di Tanatos, la morte. Il potere principale di Ipnos era quello di riuscire ad addormentare sia gli uomini che gli stessi dei. Un potere talmente forte da influenzare persino Zeus. Nel canto XVI dell’Iliade si legge, infatti, di un incontro fra Era e lo stesso Hypnos, durante il quale la dea gli chiede di addormentare Zeus per permettere a Poseidone di aiutare gli Achei durante la guerra contro i troiani. Un episodio iconico, simbolo di quanto neanche Zeus fosse in grado di sottrarsi al magico potere del dio del sonno. Il suo compito principale era quello di placare gli animi, sollevando gli uomini dalle tribolazioni della vita quotidiana per mezzo di un sonno ristoratore.  

…e Morfeo

Secondo la mitologia greca, Ipnos ha avuto molti figli, fra cui Morfeo, Fobetore e Fantaso, ognuno dei quali rappresenta una diversa tipologia di sonno. • Morfeo, il più conosciuto, viene identificato come colui che appare sotto sembianze umane all’interno dei sogni degli uomini. Il cosiddetto “Plasmatore dei sogni”, ossia colui che fa prendere forma ai sogni. • Fobetore ha il compito di far apparire figure di animali, bestie feroci e mostri spaventosi. Per questo viene considerato il padre degli incubi. • Fantaso, onnipresente in ogni sogno, è colui che crea le ambientazioni e oggetti inanimati. La parola fantasia proviene proprio dal suo nome. Ipnos poteva contare sull’aiuto di suo figlio Morfeo che, prendendo le sembianze di persone o situazioni sognate, faceva in modo che quelle illusioni risultassero reali. Il nome Morfeo trae origine dalla parola greca morfe che significa forma. La sua peculiarità, infatti, era proprio quella di prendere la forma delle persone all’interno dei sogni. Morfeo, con le sue ali, vola sugli uomini e gli si avvicina silenzioso per poi accarezzargli delicatamente gli occhi con un fiore di papavero; così facendo popola il loro riposo di sogni. Da qui il famoso detto: “Cadere tra le braccia di Morfeo.”


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